Google, ed il modo diverso di fare le cose

È sempre divertente scoprire come Google si diverte a rompere gli schemi di pensiero dominanti dell'informatica.



In questo blog, ad esempio, si spiega bene come Google costruisca i propri datacenter seguendo un metodo largamente opposto a quello "raccomandato" dai classici guru:

  • hardware: il più economico

  • software: il più robusto
  • scalabilità: massima
Generalmente infatti vediamo la tendenza a fare in modo che sia l'hardware ad essere tollerante ai guasti, in modo che il software possa "fare finta di niente" e "non accorgersi neanche che il cluster ha cambiato nodo".



La realtà, credo converrete con me, è assai diversa. Quanti cluster avete visto spostare il carico sul secondario e ritornare attivi senza fare nemmeno una piega? Scommetto pochi.



Forse, quindi, non è così scema l'idea di provare l'approccio opposto (ovvero: che il software sappia che l'hardware può rompersi, e si sappia regolare di conseguenza).



In questo articolo, invece, si parla di Google Apps, e di come qualcuno stia già iniziando a preoccuparsi. Sapevamo che sarebbe successo, ma sinceramente non me l'aspettavo così presto.



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